Curiosità

Restyling di Fiat Panda: una storia di successi

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Fiat Panda, la genesi

La Panda è una delle auto più riuscite della Fiat ed è considerata da molti come una delle migliori citycar di tutti i tempi.

Scopriamo insieme la sua storia.

Durante la metà degli anni ’70 la Fiat si trovò di fronte all’improvviso e significativo successo di vendite delle case rivali case automobilistiche francesi Renault e Citroën, le cui vetture (rispettivamente la 4 e la Dyane), nonostante fossero spartane e antiquate, si vendevano come il pane.

Il loro successo era facile da spiegare: abbastanza spaziose per 4 persone, e con carrozzeria a cinque porte, erano proposte a un prezzo solo leggermente superiore rispetto alla nostra 126

Non ci volle molto per Fiat intuire che era il momento di lanciare un veicolo con cui contrastare la concorrenza dei cugini francesi, collocandolo in un segmento commerciale intermedio tra la 126 e un’altra gloria dell’automobilismo nostrano: la 127.

Nell’estate del 1976 la Fiat affidò all’allora neonata Italdesign, fondata e diretta da Giorgetto Giugiaro e Aldo Mantoani, il design della nuova automobile, il cui prototipo venne alla luce in poche settimane con il nome di “Zero“.

Una volta definito il look di base, i due designer iniziarono una stretta collaborazione con l’ufficio tecnico della FIAT, per studiare un nuovo telaio che prevedesse la trazione anteriore, denominato “Progetto 141“.

L’impresa si sarebbe rivelata particolarmente complessa, visto che le prime richieste del Lingotto vertevano nell’adottare i motori di 126 e 127, sui corpi delle nuove vetture che avrebbero dovuto essere a 3 e 5 porte. La soluzione a 5 porte venne immediatamente abbandonata.

Il design della Panda era molto semplice ed essenziale, ma anche moderno per l’epoca, ed è considerato da Giugiaro stesso il suo miglior lavoro. Di certo un’idea coraggiosa. Doveva essere un’automobile per tutti, 3 porte e due volumi in trecentotrentotto centimetri di lunghezza, ma soprattutto 146 cm di larghezza e 145 cm di altezza.

A tutto ciò bisognava aggiungere la necessità di ottenere proporzioni pensate per ottimizzare gli ingombri esterni e favorire l’abitabilità interna, con cristalli rigorosamente piatti per ridurre i costi e che fossero anche ben integrati nel design dell’automobile. Non mancarono nemmeno soluzioni estrose e se vogliamo innovative per l’epoca, come le classiche maniglie sostituite da una rientranza nelle portiere.

Nel febbraio 1978, una volta raggiunto un soddisfacente livello di sviluppo, i primi prototipi vennero segretamente presentati a un gruppo selezionato di clienti e concessionari Fiat storici, escludendo categoricamente la stampa.

La presentazione, tenutasi nel parco di Novegro di Milano e protetta da un rigido cordone di sicurezza per evitare sguardi indiscreti, aveva lo scopo di valutare l’apprezzamento dell’auto da parte degli utenti e dei professionisti del settore.

A tale scopo, il reparto vendite FIAT distribuì una scheda a risposta multipla in cui i partecipanti vennero invitati a esprimere un giudizio sull’aspetto esteriore e interno, sulla spaziosità e sulle finiture dell’abitacolo, sul layout dei comandi e sulla plancia.

Venne passata al vaglio anche l’adeguatezza del nome provvisorio, “Rustica“. Venne annunciata contestualmente anche la cilindrata, di 650 cm³ e l’ipotetico prezzo di vendita, pari a 2.800.000 lire, più o meno quanto i modelli concorrenti francesi.

D’altra parte, la produzione della “Rustica” subì un lungo ritardo a causa di un duro confronto sindacale, iniziato nel gennaio 1979, attraverso il quale la FLM intendeva imporre lo spostamento di nuova produzione negli impianti dell’Italia centrale e meridionale, in particolare Cassino, Sulmona e Termini Imerese, al posto di Torino e Desio.

La disputa durò diversi mesi e fu dura, ma finalmente, tra dicembre 1979 e gennaio 1980, fu finalmente raggiunto un accordo che prevedeva la produzione della Panda negli stabilimenti di Termini Imerese e nello stabilimento Autobianchi di Desio.

Con i prezzi fortemente aumentati rispetto all’ipotesi del 1978, a causa della svalutazione della lira di quegli anni, nel febbraio 1980 la Panda fu lanciata sul mercato, nella versione “30” a un prezzo di 3.970.000 lire, mentre la “45” a 4.702.000 lire. Nei due mesi successivi furono raccolti oltre 70.000 ordini, aprendo la strada all’enorme successo a una categoria di auto che oggi definiremmo “Hatchback”, ossia una 3 porte, due volumi e un generoso portellone posteriore.

Panda prima serie

Rudolf Stricker [CC BY-SA 3.0], via Wikimedia Commons

Nonostante fosse più costosa al momento del lancio rispetto ai suoi rivali francesi, la Panda aveva un’arma vincente: la cura maniacale degli interni, di rottura netta con qualsiasi layout visto fino a quel momento.

La plancia diventava un unico enorme vano portaoggetti, senza soluzione di continuità col cruscotto. I sedili anteriori e posteriori, una volta abbattuti, diventavano un piano unico per tutta la lunghezza della macchina. Un vero e proprio letto a una piazza e mezza. L’assenza di orpelli inutili e soluzioni costose, rendevano la Panda la scelta ideale tanto per i giovani quanto per le famiglie, strizzando l’occhio a un utilizzo commerciale dell’auto, grazie alla grande capacità di carico e modularità degli spazi interni.

Tutto questo decretò l’immediato successo commerciale della piccola di Torino, divenuta ben presto una delle auto più vendute in Italia di tutti i tempi.

Panda 4×4

Nel 1983, da una collaborazione tra Fiat e l’austriaca Steyr-Puch, viene alla luce un sistema di trazione integrale da accoppiare al quattro cilindri di derivazione A112 da meno di un litro di cilindrata e 48 cavalli.

Nasce così la Panda 4×4, una vettura iconica e dalle incredibili prestazioni fuoristradistiche, soprattutto in termini di superamento dislivelli e trazione su terreni fangosi e innevati. Il successo commerciale fu enorme, e contribuì al raggiungimento del milionesimo esemplare di Panda vendute già nel luglio del 1984.

Rivoluzione FIRE

Dennis Elzinga [CC BY 2.0], via Wikimedia Commons

Nel 1986 Panda si rifà il look, con l’introduzione di un primo sostanziale restyling estetico (basato sulle linee introdotte con la 4×4), accompagnato da una serie di importanti novità tecniche.

Ufficialmente chiamata Supernova, questa versione introduce sul mercato i nuovissimi motori FIRE di Fiat, con cilindrate di 769 e 999 cm³ e potenze rispettivamente di 34 e 45 cavalli, con la versione 4×4 portata a 50 cavalli.

Abbandonati i bicilindrici raffreddati ad aria in luogo dei più moderni ed efficienti quattro cilindri a liquido, Fiat aggiunge presto in gamma un motore diesel da 1301 cm³ e 37 cavalli. Viene introdotta anche una versione dedicata al trasporto commerciale e “furgonata”, denominata Panda Van.

Anche le sospensioni posteriori vengono rivoluzionate, abbandonando le balestre in luogo di un più moderno schema a ruote interconnesse, montante centrale e molle elicoidali. Per praticità e affidabilità, le balestre rimangono solo sulla Panda 4×4. Anche gli interni subiscono un leggero restyling.

Nel 1987 vede la luce la Panda Young, con motore ad aste e bilancieri da 769 cm³ e 34 cavalli, affiancata nel 1989 dalla versione Dance, motore FIRE da 903 cm³ e 45 cavalli. Nel frattempo, il diesel viene messo fuori produzione.

Altro importante restyling nel 1991, con la Tipo appena uscita sul mercato e la Panda ad ereditarne qualche linea soprattutto nella zona della griglia frontale e in qualche rifinitura interna.
Nello stesso anno Young e Dance vedono le loro finiture migliorare, mentre le Panda “maggiori”, ossia la 750 e la 1000 vengono proposte in allestimento “Base” o nel più ricco CLX.

Per adeguare le vetture alle nuove normative europee anti inquinamento, Fiat dismette nel 1992 i motori 750 e 899 a carburatore, in luogo del più moderno 900 a iniezione elettronica.

Ulteriori aggiornamenti negli interni arrivano nel 1997, insieme a migliorie sul piano tecnico e della sicurezza, come l’introduzione dell’interruttore inerziale che blocca il flusso di carburante in caso di incidente, e l’immobilizzatore elettronico con chiave codificata.

L’ultimo esemplare di Panda “vecchio stile” è uscito dagli stabilimenti di Mirafiori il 5 settembre 2003, dopo oltre 5 milioni di unità vendute.

Panda seconda serie

Fiat Panda 2003
Rudolf Stricker [Attribution], via Wikimedia Commons

La seconda generazione di Panda viene presentata al Salone di Ginevra del 2003. Molto diversa esteticamente dall’antenata da cui prende il nome, questa versione abbandona lo schema Hatchback in favore di un corpo a cinque volumi e cinque porte con spunti stilistici che arrivano dai primi mini SUV dell’epoca.

Abbandonata anche l’idea di auto spartana, la nuova La Panda presentava i più moderni e diffusi dispositivi di sicurezza presenti in quel periodo. ESP, servosterzo, aria condizionata manuale o bizona automatica, filtro antiparticolato sui motori turbodiesel e il navigatore satellitare con schermo a cristalli liquidi a colori.

Le sospensioni anteriori sono di tipo MacPherson, mentre sul retro troviamo il ponte torcente. Soluzioni semplici, economiche e affidabili. La linea si sviluppa su una lunghezza di 3,54 metri, soluzione ottimale in città grazie anche al ridotto raggio di sterzata e all’aiuto del servosterzo elettrico (dotato della funzione City, che lo rende ancora più efficace e leggero durante i più delicati manovre). Panda ha ottenuto un totale di 3 stelle nel crash test EuroNCAP.

Questi aspetti, insieme a un consumo abbastanza limitato, una buona abitabilità per quattro persone (grazie a un’altezza di 1,54 metri) e prezzi non molto elevati, hanno decretato il successo per la seconda serie della nuova Panda, premiata come Car of the year nel 2004.
Nello stesso anno arriva anche la nuova 4×4, con telaio rialzato e rinforzato e giunto viscoso al posteriore, che distribuisce automaticamente la trazione sull’assale posteriore, in mancanza di grip sulle ruote anteriori.

Il risultato è un’eccellente trazione in ogni condizione di marcia, consumi ridotti e grazie alle nuove sospensioni a ruote indipendenti nella zona posteriore, un miglioramento della tenuta di strada anche su asfalto. Nel 2008 il giunto viscoso è stato sostituito dal giunto elettroidraulico Haldex, nella versione Climbing, più accessoriata e ricca.

Panda 4×4 è disponibile con due motori: il 1.2 da 60 CV combinato con un cambio manuale a 5 marce e il 1.3 Multijet diesel

Altre versioni di questa seconda generazione sono la Panda Cross, dall’aspetto più simile a quello di un piccolo SUV, e la Panda 100 Hp, versione sportiveggiante equipaggiata in grado di coprire lo zero-cento in 9,5 secondi. Il pacchetto Pandemonio comprendeva pinze freni rosse, adesivi laterali, specchietti satinati e cerchi bruniti.

Altri leggeri facelift per la Panda nel 2006 e nel 2009, questa volta con modifiche sostanziali anche negli interni, fino ad arrivare all’ultimo modello di questa seconda serie, uscito nel 2012 e chiamato Panda Classic.

Terza serie: New generation Panda

Basata sulla piattaforma “Mini” del gruppo Fiat, dalla quale nascono anche 500 e Lancia Ypsilon, nel 2013 vede la luce la terza generazione di Panda.

Lo scopo del nuovo modello è lo stesso dei suoi predecessori. Un’auto razionale, che mira a dare priorità al comfort, all’abitabilità, alla versatilità e, soprattutto, alla praticità.

L’auto è stata concepita come un’unione dei due modelli precedenti e incorpora alcuni elementi distintivi della prima e seconda generazione.

Una di queste soluzioni è, per esempio, la creazione di uno spazio aperto sul cruscotto che include una grande tasca, caratteristica del 1 ° modello, che mancava nel 2 ° a causa della presenza dell’airbag passeggero.

La nuova Panda, pur restando un’auto finalizzata alla praticità, è meno spartana e più curata nei dettagli puramente estetici. Non solo richiama la filosofia delle generazioni precedenti del modello, ma riflette anche lo stile introdotto dalla 500 nel 2007, soprattutto negli interni.

L’auto è equipaggiata con motori a benzina e diesel: il Twinair a due cilindri da 0,9 litri turbocompresso da 0,9 litri con sistema Start & Stop, il FIRE da 69 CV, e poi un Multijet II da 1,3 litri 16 valvole da 95 CV con sistema Start & Stop.

Non mancano motori bifuel; benzina/metano per la Twinair 0.9 Turbo Natural Power da 80 CV e benzina/GPL per la 1.2 69 CV.

Dalla fine del 2015 tutti i motori sono stati aggiornati ai nuovi standard Euro 6, mentre il 1.3 Multijet diesel da 75 CV è sostituito da un più potente Euro 6 con 95 CV già disponibile su Fiat 500 e Lancia Ypsilon, con cui Panda condivide la meccanica.

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