Curiosità

Fiat Palio: l’auto italiana che è piaciuta agli stranieri

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La storia di Fiat Palio

La Fiat Palio è un veicolo che ha dovuto raccogliere la sfortunata eredità della Fiat Duna: in Italia non è particolarmente ricordata, mentre in molti mercati esteri ha avuto un buon successo.

Vediamo insieme la storia di un’auto interessante e originale.

Storia di un’auto ancora in produzione dal 1996

La Fiat Palio è per molti di voi un’auto qualsiasi, probabilmente un veicolo fra i meno desiderati che oltre a non aver avuto un successo strepitoso, è stata prodotta per rimpiazzare la Fiat Duna, un mezzo che è piaciuto davvero poco.

Parliamo di un’auto familiare, una station wagon di medie dimensioni dalla linea molto semplice e contraddistinta da un’estetica poco ricercata, una via di mezzo fra la Punto, la Stilo e la Marea. Forse è questa la principale ragione per cui gli italiani non hanno gradito più di tanto questa vettura, che ha invece dimostrato eccezionali doti dal punto di vista della funzionalità, tanto da essere prodotta tutt’ora in diversi paesi esteri, dove la sua semplicità è invece molto gradita.

La Fiat Palio nacque in Brasile nel 1996, dove nell’anno 2017 la sua produzione è stata terminata; nel 1997 venne costruita e distribuita anche in Argentina, Polonia, Marocco e Venezuela e successivamente in Egitto, Turchia, Sudafrica e Cina.

Negli anni 2001 e 2004 la Palio fu oggetto di un restyling per opera di Giorgietto Giugiaro, soluzione con la quale la Fiat dedicò un certo impegno nella sicurezza, introducendo l’airbag e l’ABS, la cui presenza al tempo non era ancora scontata.

Nell’anno 2005 venne proposta la Palio 1.8 R, una versione sportiva che è una vera rarità; l’auto montava un motore 1.8 alimentato a benzina ma con tecnologia FlexFuel, un’idea del marchio italiano che ha pensato a un propulsore che oltre alla benzina accettasse anche l’alcool o una miscela di entrambi i liquidi; la sua potenza era di 115 cv, davvero molti se si considera l’anno e la tipologia del veicolo, contraddistinto da uno chassis di buone dimensioni studiato per la famiglia.

Nel corso dell’anno 2011 venne presentata la seconda generazione della Fiat Palio, un’auto completamente rivisitata la cui somiglianza con la Punto è davvero imbarazzante. I motori sono stati migliorati e tutti furono dotati della tecnologia Flex, una soluzione audace ma decisamente interessante, capace di stupire per originalità, potenza e risparmio. Il modello Sporting, che sostituì la versione R, poteva essere equipaggiato con un cambio robotizzato a 6 rapporti, niente male per un’auto per certi versi dimenticata da molti italiani.

Il motore Flex: una stravaganza che sa di sfida al petrolio

Questo argomento è decisamente attuale ed è già stato affrontato molte volte!

Il motore Flex della Fiat Palio potrebbe essere una delle tante soluzioni per sostituire le tecnologie più vecchie e maggiormente inquinanti.

Il motore Flex, come quello a GPL ed altri propulsori a idrogeno progettati e mai provati, era in grado di funzionare con l’alcool, quel liquido infiammabile utile in casa per tante altre azioni quotidiane. Questi motori, però, hanno il difetto di logorare le valvole a causa delle alte temperature che sviluppano nella camera di scoppio e per via della scarsa lubrificazione che offrono al motore, contrariamente alla benzina che invece è molto più oleosa.

In ogni caso dovete riconoscere e apprezzare il tentativo della Fiat di dare alle persone un veicolo in grado di stupire sotto molti aspetti.

La semplicità della Fiat Palio

La Palio è un’auto che è nata all’estero ed è proprio fuori dai confini nazionali che si è imposta con decisione; lo stile semplice, che ha ripreso l’estetica di altri modelli prodotti dall’azienda italiana, e la sua straordinaria funzionalità come berlina sono stati gli aspetti che meglio hanno convinto gli automobilisti di paesi come Brasile, Argentina e Cina.

L’Europa era probabilmente impegnata nella ricerca dello stile e di nuove tecnologie, mentre nel mondo la Palio è stata apprezzata proprio per le sue qualità di automobile, un mezzo che ha tralasciato l’estetica per la sostanza e che per queste ragioni, può essere ricordata come una delle poche World Car italiane.

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