Nel corso dell’ultimo anno abbiamo assistito a quelle che, potremmo chiamare, montagne russe dei prezzi di petrolio e carburante. Durante la prima ondata della pandemia di Coronavirus, quella che aveva chiuso gli italiani forzatamente dentro le proprie case, l’andamento del petrolio era addirittura svoltato verso il negativo. Era la fine di aprile del 2020 e oggi, a quasi quattordici mesi di distanza, le cose sono diametralmente cambiate, tanto che adesso stiamo osservando un aumento del costo dei carburanti fossili, come poche altre volte finora. Il rialzo delle materie prime è fuori controllo, con il petrolio Brent – estratto nel mare del Nord – e il WTI americano, arrivati al punto massimo degli ultimi tre anni. Ma come mai, siamo spettatori di queste vertiginose oscillazioni?
Causa aumento prezzi
Per rispondere alla domanda precedente, è necessario fare un piccolo passo indietro, per spiegare meglio quello a cui stiamo assistendo in questo momento. La prima causa scatenante dell’esponenziale incremento del costo del petrolio è ascrivibile ai tagli alla produzione operati durante la pandemia, per una domanda che si era notevolmente ridotta durante il lockdown. Prima del febbraio 2020, il petrolio quotava 66,3 dollari al barile, con riferimento Brent del 2 gennaio 2020. Il precedente massimo era dell’aprile 2019 quando si era giunti alla soglia dei 74,3 dollari al barile, con record degli 86,1 dollari del 3 ottobre 2018. Questo era lo scenario in condizioni di consumi e richiesta sul mercato standard, invece, quando è subentrata la pandemia di Covid-19, il prezzo del petrolio si è mantenuto su quotazioni particolarmente basse fino al 2 novembre del 2020, quando il Brent quotava addirittura 36,9 dollari. Adesso, che siamo ritornati quasi a pieno regime con un impiego di risorse al completo e una domanda di nuovo elevata, il prezzo del petrolio è schizzato alle stelle, a fronte di un ripristino non completo delle condizioni del lavoro nella filiera petrolifera, non adeguata a far fronte alla situazione attuale.
Preoccupazioni OPEC
I paesi produttori riuniti nell’OPEC Plus hanno confermato il piano di incremento dell’estrazione di petrolio già delineato fino al mese di luglio, quando si arriverà a estrarre 2,1 milioni di barili (159 lt il singolo barile) al giorno. Un’offerta che, secondo i principali petrolieri russi, dovrà essere ulteriormente supportata in estate, incrementando ancora la produzione per sostenere la maggior domanda che si prospetta, a partire dalle compagnie aeree. Nel frattempo, è auspicabile un ritorno ai livelli di produzione, da parte dell’OPEC Plus, normali, come prima della pandemia, anche se attualmente non sembra così facile.
Risvolti alla pompa di benzina
Con il valore del petrolio al barile che ha raggiunto quota 71 dollari, quali ripercussioni ci sono sul rifornimento presso le stazioni del carburante? Naturalmente, ci saranno dei rialzi con conseguente maggiore spesa per le famiglie e per il settore della logistica in particolare, nel trasporto merci su gomma. Alla pompa, la benzina ha un costo di circa 1,60 euro al litro in modalità self-service, mentre il diesel si assesta su 1,46 euro al litro. Sono i prezzi medi registrati sulla rete italiana, per un prezzo “servito” rispettivamente di 1,743 euro/litro e 1.608 euro/litro.
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