Ricordiamo Tazio Giorgio Nuvolari, un pilota che ha segnato profondamente il mondo delle corse.
La nascita di una leggenda
Tazio Nuvolari nacque a Castel D’Ario in provincia di Mantova nel 1892 da una famiglia benestante. Giorgio, sin da bambino, si dimostrò molto poco incline allo studio e preferiva cose più dinamiche, primi fra tutti gli sport. Su questo lato infatti seguiva la scia del padre, ciclista con più di un’affermazione all’atto, ma soprattutto dello zio Giuseppe che fu all’epoca più volte campione sia italiano che fuori.
La vera passione per il mondo delle corse si accese tra il 1904 e il 1905, a seguito di due episodi che l’hanno condizionato per sempre. Quando era ancora un ragazzino, lo zio Giuseppe lo fece salire in sella a una motocicletta accesa per insegnargli a guidarla. Una notte dell’anno successivo, a tredici anni, di nascosto decise di accendere l’automobile del padre e di portarla per una strada isolata.
Il giovane ribelle appassionato di motori tuttavia dovette dare una battuta d’arresto ai suoi sogni pochi anni dopo con lo scoppio di una delle più grandi tragedie che ha sconvolto l’umanità: la Prima Guerra Mondiale. Al pari di tantissimi altri giovani della sua età, venne chiamato al fronte come autiere di diversi mezzi al servizio dell’esercito. Fu in quel periodo che ebbe un incidente con un colonnello che, in preda alla collera, gli disse che l’automobile non faceva per lui. Probabilmente il rimprovero più errato che si potesse mai dare a qualcuno.
Finalmente gli anni della guerra terminarono e Nuvolari potette tornare a casa, dove nel 1917 segnò un traguardo molto importante, non di una corsa ma della vita: si sposò con Carolina Pierina dalla quale ebbe un figlio che chiamò Giorgio.
Gli anni delle corse
Nonostante la grande passione che lo aveva animato da bambino e da giovane, fu solo nel 1920 che Tazio Nuvolari prese la licenza per poter correre in pista. Le sue gare erano miste tra automobile e motocicletta, ma correva a allivelli minori ed otteneva dei buoni risultati, ma non tanti da classificarli come professionista. Allora Nuvolari era solo un gentleman driver che guidava una Ansaldo Tipo 4 nei circuiti di Salò, Garda e vinse la coppa Veronese di Regolarità.
Nel 1923 invece, all’età di trentun anni, Tazio incominciò a correre con assurdità maggiore, dove prese parte a ben 28 gare di cui la maggior parte in moto. Il pilota, ormai diventato un professionista, guidò sia una Bianchi tipo 18 che la Chiribri Tipo Monza. Nel 1924 in una gara arrivò a scontrasi con quella che sarebbe stata una delle più grandi personalità del secolo a venire, nientedimeno che Enzo Ferrari.
Gli anni successivi della carriera d’oro di Nuvolari videro degli alti e bassi. Nel 1925 il pilota decise di dedicarsi perlopiù a guidare le moto. Nello stesso anno tuttavia l’Alfa Romeo lo invitò a prendere parte per un provino di guida della famosa P2 sul tracciato di Monza. L’Alfa Romeo infatti voleva sostituire il suo vecchio pilota Ascari che poco tempo prima aveva perso la vita in un incidente. Ad ogni modo, Nuvolari superò alla perfezione il provino avvicinandosi molto alla media di Ascari ma al sesto giro del circuito di Monza, Nuvolari uscì di pista per via delle condizioni in cui riversava il veicolo e lui riportò alcune lesioni. Nonostante gli acciacchi, pochi giorni dopo Ascari si fece mettere in sella alla Bianchi 350 vincendo il Gran Premio delle Nazioni.
Gli anni in moto continuano imperterriti sempre a bordo della Bianchi 350 che i quotidiani dell’epoca riportavano come la Freccia Celeste. Nonostante le diverse vincite a Stoccarda Nuvolari venne coinvolto in un grave incidente a causa di un’uscita di pista, con tanto di fratture, choc traumatico e trauma cranico. Le notizie si diffusero per tutto il continente e alcuni quotidiani male informati parlavano anche della morte del pilota.
La scuderia e le grandi personalità
L’incidente lo fece rialzare più forte di prima al punto che Nuvolari decise di ributtarsi con decisione nel mondo delle automobili fondando la propria scuderia tra il ’27 e il ’28 (denominata anch’essa Nuvolari).
Gli anni successivi segnarono dei successi indelebili nella vita del pilota.
Dopo la fondazione della propria scuderia, nel 1930 guidò alle Mille Miglia, dove segnò il record per averla percorsa con una media di cento chilometri orari.
Nello stesso anno entrò a far parte della scuderia della Ferrari alla quale regalò la prima vittoria, e diede addio alle moto cogliendo gli ultimi successi a bordo della sua Bianchi 350. L’anno successivo, grazie alle numerose vittorie ottenute, venne conosciuto dal mondo come il ‘mantovano volante’.
La popolarità arrivata a limiti insormontabili fece si che i grandi dell’epoca lo volessero con sé, ecco perché Gabriele d’Annunzio invitò Nuvolari a casa propria dove gli regalò una tartaruga d’oro dicendo che l’animale più lento doveva andare al pilota più veloce. Nello stesso anno anche il Duce ebbe la sua parte invitandolo a Roma con l’intenzione di posare per i fotografi e fare propaganda.
I capitoli negativi
Negli stessi anni Nuvolari decise di abbandonare la scuderia della Ferrari convinto nella competitiva della propria.
Nel 1934 purtroppo iniziarono le sfortune di Nuvolari. Dapprima ebbe un grave incidente ad Alessandria, dal quale non si riprese mai del tutto. Ma pieno di testardaggine non si fece abbattere e continuò ancora per tutto l’anno a correre in difficili condizioni di salute, avvalendosi di poche vittorie.
Negli anni a venire il Fato si divertì non poco con Nuvolari, strappandogli entrambi i figli (il secondo avuto pochi anni prima) per alcune malattie.
Nonostante i lutti, Nuvolari tornò sulla scena vincendo diversi campionati, fra cui la famosa coppa tedesca Vanderbilt. Tra gli episodi curiosi di questo periodo, si lanciò una volta da un’auto in corsa e un’altra volta rimase senza volante.
Nuvolari compì l’ultima impresa nel 1948 all’età di 56 anni, quando dopo mesi senza allenamento né corse alle spalle la Ferrari decise di offrirgli una macchina per correre la Mille Miglia. Non se lo fece ripetere due volte ma andò così veloce che la macchina perse pezzi e dovette ritirarsi.
Nuvolari concluse la sua carriere con due gare nel 1950, l’ultima il 10 aprile e spense per sempre il motore della sua anima l’11 agosto 1953, andandosene nel sonno.
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