Alberto Ascari nacque a Milano il 13 Giugno 1918 e fu uno dei pochi piloti capaci di gareggiare sia in moto che in auto; è stato campione del mondo di Formula 1 per due anni consecutivi con la Ferrari nel 1952 e nel 1953.
Alberto Ascari ha tutt’ora dalla sua parte diversi record, come il fatto di essere l’ultimo pilota italiano ad aver vinto un mondiale di Formula 1 e di aver vinto quest’ultimo con il massimo di punti disponibili (al tempo le gare iridate erano solamente 8 e il sistema di calcolo differente, Ascari vinse 6 corse).
Ascari vinse molti trofei anche nel mondo del Rally e del Granturismo; un esempio ne fu la Mille Miglia del ’54 quando era a bordo della Lancia D24 e la 24 ore di le Mans con la Ferrari.
Dai dati potete comprendere facilmente che si trattava di un pilota completo a 360 gradi, capace di guidare qualunque veicolo in qualsiasi condizione, come pochi altri sono stati e sono attualmente in grado di fare.
Ciò che merita maggiormente di essere tenuto in considerazione è probabilmente il mitico duello con Fangio, pilota altrettanto spettacolare dell’Alfa Romeo con il quale c’era una grande rivalità. Ascari dovette in ogni caso attendere il ritiro della casa del biscione e del suo pilota per coronare il suo primo titolo mondiale del ’52.
Una vita dedicata alle corse
Alberto Ascari ha mostrato fin da bambino una notevole attitudine al mondo delle corse; anche suo padre fu un pilota professionista, mentre la madre non aveva proprio intenzione di permettergli di correre in pista. Un episodio molto curioso ricorda questo fatto in maniera inequivocabile, precisamente quando vendeva di nascosto il libro di greco in suo possesso (ricomprato puntualmente dalla madre) con lo scopo di partecipare alle gare.
Purtroppo, Alberto Ascari non è ricordato solo per i suoi brillanti record, ma anche per un destino particolarmente beffardo e tragico, che lo ha visto protagonista di diversi episodi macabri, culminati con la sua stessa morte il 26 Maggio del 1955 durante un giro di prova, peraltro non ufficiale, sulla pista di Monza con una Ferrari presa in prestito da un amico.
Ascari rimase orfano all’età di soli sette anni: perse i genitori il 26 Luglio del 1925, lo stesso giorno della sua morte a distanza di 30 anni. Ironia della sorte, entrambi avevano 36 anni compiuti. Si delineò così un tragico destino che ricordano tantissime persone e che spaventa specialmente per la scaramanzia con la quale Ascari affrontava le gare e il suo lavoro: infatti, il giorno 26 di ogni mese Alberto si rifiutava di prendere in mano il volante e lo strappo alla regola di quel fatidico giorno fu per lui fatale. Inoltre, è necessario aggiungere quanto successe nel ’51 durante la Mille Miglia, quando la sua Ferrari 340 America sbandò nel bel mezzo della notte uccidendo uno spettatore. Il pilota lombardo dovette rispondere di omicidio colposo, dal quale venne comunque scagionato. Durante una gara di Formula 2 a Genova, il motore della sua auto esplose letteralmente e il veicolo prese velocemente fuoco; Alberto Ascari riuscì a uscire dall’abitacolo prima di subire gravi ustioni.
Ma non finisce qui; nella gara di Montecarlo del campionato mondiale di Formula 1 dell’anno 1955, Ascari era a bordo della sua Lancia D50 all’inseguimento delle frecce d’argento. Le velocissime Mercedes guadagnarono terreno facilmente e il pilota italiano, preso probabilmente da eccessivo agonismo, staccò la frenata all’uscita del tunnel e, con la complicità di una patina di olio presente sulla pista, la sua vettura sbandò violentemente finendo in mare. Ascari riuscì ad uscire praticamente indenne, confermando per l’ennesima volta di avere un destino davvero terribile.
La variante Ascari e la fine annunciata di un ciclo
Passarono solo pochi giorni dall’incredibile incidente di Monaco e forse fu proprio quel fatto a convincere Alberto a rinunciare alla scaramanzia. Da questo punto di vista, la sua scomparsa ha degli aspetti assurdi, che sembrano proprio indicare il chiaro destino di questo eccezionale pilota, che ha avuto con la morte un rapporto costante per l’intero arco della sua breve vita.
Alberto Ascari morì uscendo di pista durante l’ultimo giro di una prova assolutamente ludica sulla pista di Monza, sbandando in quella che al tempo era la curva del Vialone, oggi battezzata variante Ascari in onore del pilota.
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