Il mondo è cambiato, dal 24 febbraio scorso quando le truppe della Russia di Putin hanno invaso l’Ucraina portando nuovamente la guerra dentro ai confini dell’Europa, un solco è stato segnato. Questa nuova e tragica frattura ha ampliato e peggiorato notevolmente uno scenario di crisi in cui versano determinati settori, compreso quello della produzione dei microchip e dei semiconduttori. Il perché è presto detto, vediamo insieme.
La produzione interrotta del neon
Odessa, città storica sul Mar Nero, incantevole e signorile, è stata uno dei primi obiettivi militari dell’esercito russo. In questa zona risiede Cryoin, società che ha un ruolo fondamentale nella produzione di semiconduttori. Questa fabbrica produce infatti gas neon, una sostanza usata per alimentare i laser che incidono i pattern nei chip dei computer. Da qui partono le consegne per Europa, Giappone, Corea, Cina e Taiwan, ma la maggior parte del neon viene spedito negli Stati Uniti. La produzione di neon e altri gas di Cryoin si è interrotta quando è iniziata l’invasione e non è ripresa per via degli incessanti bombardamenti.
Un settore ancora in crisi
Il settore delle automobili sta fronteggiando questa crisi già da diverso tempo, appena è scoppiata la pandemia da Covid-19 si sono viste le difficoltà, mentre oggi la ricerca dell’approvvigionamento fatica a tenere il passo della domanda di dispositivi alimentata dalla pandemia stessa. Nel 2021 la carenza di chip ha frenato la produzione di quasi tutte le principali case automobilistiche, spingendo aziende come General Motors a chiudere interi stabilimenti.
Procurarsi il neon altrove non sarà un’impresa semplice, ma la ricerca di nuovi fornitori è già iniziata, in modo da evitare rallentamenti nella produzione.
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