Il filtro antiparticolato è un dispositivo presente sullo scarico di tutti i motori diesel: attualmente è in fase di studio la sua applicazione ai freni. Vediamo in cosa consiste quest’importante novità.
La necessità di un mondo più pulito
Il particolato consiste in un insieme di particelle carboniose sospese in atmosfera che sono il risultato di vari tipi di combustione; ogni singolo granello di quelle che sono chiamate anche polveri sottili ha una dimensione talmente piccola da poter essere inalato dalle persone con grande facilità. Il particolato è un aerosol in grado di arrivare negli alveoli, cioè nella profondità dei polmoni; le sue caratteristiche chimiche sono tali da poter arrecare notevoli danni all’apparato respiratorio con conseguenze decisamente drammatiche.
Per queste ragioni, ognuno di voi può comprendere con facilità l’attuale tendenza alla riduzione delle emissioni in atmosfera, che non è solamente un modo per fare business, come potrebbe ipotizzare il più scettico, ma una necessità alla quale nessuno si deve più sottrarre per evitare l’aumento dell’incidenza dei tumori e delle malattie pneumologiche.
Il filtro antiparticolato è una vera ancora di salvezza, che purtroppo in alcuni casi viene sconsideratamente eliminata per risparmiare sulla manutenzione del veicolo.
Al contrario, ci sono altre persone che hanno pensato di applicare lo stesso concetto anche ai freni; vediamo quali sono le soluzioni possibili e in cosa consistono.
Il Brake Dust Particle Filter della Mann+Hummel
La Mann+Hummel è un’azienda tedesca che ha compreso che ogni veicolo durante la frenata produce una certa quantità di particolato, una polvere che non è il risultato di una combustione, ma è comunque nociva e facilmente inalabile.
Il dispositivo che la Mann+Hummel ha progettato sembra essere in grado di catturare almeno l’80% delle polveri emesse durante il frizionamento fra la pastiglia e il disco. Questo sistema consiste nel montaggio su ogni disco di una pinza che usa a sua volta una particolare calotta, nella quale è alloggiato il filtro antiparticolato; si tratta di un contenitore contraddistinto da piccole pieghe, veri e propri sacchetti in miniatura il cui compito è trattenere le polveri sottili.
L’azienda sostiene di aver già testato il Brake Dust Particle Filter e di averne accertato il perfetto funzionamento; il peso è irrilevante, circa 500 grammi, e la Volkswagen sembrerebbe confermare quanto affermato dalla Mann+Hummel.
La turbina marchiata Tallamo
La Tallamo è un’azienda francese che ha messo in pratica un’alternativa al filtro antiparticolato; la SNCF infatti, la ditta che si occupa dei trasporti pubblici nella città di Parigi, ha deciso di montare sui bus di sua appartenenza il Tamic, una turbina che risucchia le polveri sottili prodotte durante la frenata per spingerle in un recipiente apposito.
Il sistema è tutto sommato simile al Brake Dust Particle Filter, dove la pinza presenta una calotta; quest’ultima è però costruita in modo molto differente, in quanto è dotata di un condotto studiato per ricevere i residui della frenata e consentire alla turbina di forzarne la raccolta.
La polvere dei freni: un pericolo da non sottovalutare
Al pari del particolato delle vetture alimentate a gasolio, la polvere dei freni è da considerarsi dannosa per la salute. Le pastiglie sono per la maggiore composte da miscele di elementi metallici o semi-metallici, fra i quali il ferro e l’acciaio, e vengono graffiate dal disco durante ogni frenata. Le pastiglie più economiche contengono anche residui carboniosi, formati più che altro dal materiale inerte in esse contenuto.
Per evitare di emettere in atmosfera delle polveri sottili potreste pensare di acquistare costose pastiglie in kevlar, ma si tratta di una soluzione non sempre possibile che dipende dal tipo di veicolo in vostro possesso.
L’idea di utilizzare un filtro antiparticolato direttamente sulla pinza è senza dubbio molto valida e interessante, nonostante comporti un lieve aumento dei costi di acquisto e manutenzione.
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