Soffia un vento di burrasca nei confronti delle auto storiche che hanno un’età compresa tra i 20 e i 29 anni. Le cosiddette Youngtimer sono finite nel mirino di un disegno di legge di conversione del Decreto Fiscale proposto da alcuni esponenti di Italia Viva, Movimento 5 Stelle e Partito Democratico, intitolato “Abolizione della riduzione della tassa automobilistica per particolari categorie di veicoli”.
A partire dal 1° gennaio 2022 queste auto potrebbero non godere più delle agevolazioni sul pagamento del bollo in vigore dal 1° gennaio 2019, poiché queste automobili sono state considerate particolarmente inquinanti e non verrebbero salvaguardate nemmeno quelle che possiedono dei certificati rilasciati dagli enti competenti, come l’Automotoclub Storico Italiano o i registri di marca Fiat, Lancia e Alfa Romeo. Una soluzione che potrebbe scontentare ben più di un appassionato.
Possibile scenario
Le auto storiche che rientrano nella categoria elencata, anche se dotate del certificato di rilevanza storica, potrebbero essere sottoposte all’abolizione della detrazione del 50% sull’importo del bollo o dell’esenzione totale, nelle Regioni in cui è prevista.
Il disegno di legge verrà discusso in Parlamento e, in caso di voto positivo, non ci sarebbero più agevolazioni già a dal 22, senza considerare se il veicolo viene effettivamente utilizzato o meno.
I proprietari delle auto e gli appassionati del genere si sentono vittime di un accanimento ingiustificato, dato che i propri veicoli sono considerati dalla legge, adesso, “oggetti” di interesse storico-culturale, oltre ad essere a rischio di un declassamento molto penalizzante ancora più delle già aspre norme antinquinamento in vigore nelle principali città italiane.
Veicoli over 30
La proposta di legge non coinvolgerebbe i veicoli a quattro e due ruote che hanno un’età superiore ai 30 anni, tanto che continueranno a essere completamente esenti e soggetti a una tassa fissa annua di 25,82 euro per gli autoveicoli e 10,33 euro per i motoveicoli solo in caso di utilizzazione su strada pubblica.
La risposta dell’ASI
La difesa delle auto storiche è portata avanti dall’ASI (Automotoclub Storico Italiano), l’associazione che in Italia riunisce 282 sodalizi federati e 55 aderenti ed è la rappresentante a livello istituzionale del motorismo storico italiano presso tutti gli organismi nazionali e internazionali competenti.
“L’emendamento potrebbe avere effetti gravissimi nel settore, e non solo sul piano economico. Si andrebbe anche a minare il valore culturale, attuale e futuro, di questi veicoli.” riporta nella nota ufficiale dell’ASI il presidente Alberto Scuro, che aggiunge anche che gli autoveicoli che godono della tutela fiscale sono lo 0,14% dei 47.564.572 autoveicoli circolanti in Italia e l’1,12% dei 5.908.824 autoveicoli ventennali.
In ultimo, Scuro rimarca che “l’inquinamento da loro prodotto è assolutamente residuale. Andando a punire questa esigua minoranza di veicoli, i benefici per lo Stato sarebbero inconsistenti e si andrebbe a compromettere l’intera filiera professionale, si incentiverebbe la dispersione del nostro patrimonio e si spegnerebbero le prospettive occupazionali per molti giovani.“
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