Gli anni ’70 hanno visto la nascita dei primi computer, di nuove esperienze e anche di auto uniche: ecco i 7 modelli che racchiudono appieno la storia di questo decennio.
Anni 70: il ruolo dell’automobile
Gli anni Settanta, nonostante siano partiti bene, sono stati colpiti dalla crisi petrolifera: ciò non ha fermato l’economia, ma ha introdotto le prime conoscenze sul concetto di risparmio energetico, con meno spostamenti e meno gite in auto domenicali.
Il mondo delle quattro ruote ne è stato colpito, ma come sempre ha reagito con nuove iniziative, tra cui programmi tecnici per la riduzione dei consumi e nuovi modelli, più compatti ed efficienti.
L’industria automobilistica degli Anni Settanta si assesta, i piccoli marchi vengono assorbiti da quelli più importanti e nascono i primi veri colossi dell’auto; sul mercato italiano arrivano le prime giapponesi, ma si vive di eccessi. Da una parte auto razionali per le famiglie, e di contro sportive sempre più potenti.
Per questi motivi, alcuni modelli destinati a entrare nella storia nascono proprio in questo periodo, gli anni 70.
Anni 70: 7 modelli indimenticabili
Ecco 7 auto che secondo noi hanno fatto la storia degli anni 70, secondo noi:
- Citroen SM
- Fiat 128
- Fiat 126
- Volkswagen Golf
- Lamborghini Countach
- Ferrari Dino 246
- Alfa Romeo Alfasud
Alcune auto simbolo degli Anni ’70 hanno dato vita a vere dinastie, mentre altre si sono distinte per le loro caratteristiche, senza eredi: tra queste ultime nominiamo la Citroen SM, presentata al Salone di Ginevra nel marzo del 1970 con il V6 italiano progettato dalla Maserati. L’azienda era appena passata sotto il controllo della Casa francese, e la sigla SM sta appunto per Sport Maserati.
La vettura ha lo sterzo a rapporto variabile e i fari che ruotano in curva, ed è l’erede diretta della famosa DS, con cui condivide le sospensioni idropneumatiche. La Citroen SM esce di scena già nel 1975, senza eredi e con quasi 13.000 esemplari prodotti.
Non possiamo non nominare una delle italiane più amate del periodo, cioè la Fiat 128, una berlina compatta a trazione anteriore erede della 1100, commercialmente posizionata tra la 124 e la 500: “Auto dell’anno 1970”, ha il motore disposto trasversalmente per spazi interni più ampi e il nuovo 1.1 con albero a camme in testa e 55 cavalli.
La 128 sarà disponibile anche familiare e coupé, 2 e 4 porte, oltre che nella vivace versione Rally.
Il 1972 è invece l’anno di un’altra italiana, la piccola Fiat 126, ideata per sostituire l’amatissima 500, che però affiancherà per 3 anni (ufficialmente): stessa impostazione generale, ma struttura monoscocca, motore bicilindrico aggiornato e potenziato a 23 cavalli.
Anche le misure crescono, +13 cm (totale 3,10 metri) in lunghezza e +6 in larghezza, con nuove forme squadrate che aumentano ulteriormente lo spazio interno. C’è anche più sicurezza grazie alla nuova posizione del serbatoio, qui sotto il divano posteriore.
La sua carriera sarà lunga (fino al 1986) e si concluderà con oltre 4 milioni e mezzo di unità prodotte, costruite per ¾ in Polonia (dal ’73 al ’79 ).
Ora però parliamo di una vera rivoluzione, destinata a restare nella storia dell’automobilismo con la sua “dinastia” arrivata con successo ai giorni nostri: parliamo della Vokswagen Golf (1974), preceduta nel ’73 dalla sorella maggiore Passat e seguita, nel ’75, dalla più piccola Polo.
Golf è certamente una vera tedesca, ma la sua linea è frutto della matita di Giorgio Giugiaro (Italdesign) e la meccanica è stata fortemente ispirata alla Fiat 128.
Nel 1976 è arrivata l’amatissima versione GTI, 1.6 da 110 cavalli con cambio 4 marce, da sempre contraddistinta dal profilo rosso nella mascherina e dai sedili rivestiti in tessuto scozzese.
Saliamo di livello (economicamente) e conosciamo un altro mito motoristico degli anni 70: parliamo della sportiva adrenalinica Lamborghini Countach. La sostituta dell’iconica Miura, sfida le supercar a motore posteriore e resterà sul mercato fino all’89.
Altra vera sportiva di lusso è la Ferrari Dino 246, la spider della Dino 206 GT, debuttata ufficialmente al Salone di Torino nel 1969, pronta per vivere appieno gli anni 70 con il V6 da 2.4 litri, con la carrozzeria firmata Scaglietti e ben 195 cavalli di potenza con una velocità massima di 245 km/h.
Concludiamo con Alfa Romeo Alfasud, un’apprezzatissima vettura italiana che ha visto oltre 1 milione di esemplari prodotti tra il 1972 e il 1984: per questo, risulta ufficialmente il modello più venduto nella storia di Alfa Romeo.
Si tratta di una vera icona popolare, ineguagliabile e ricordata da tutti: progettata dall’ingegnere austriaco Rudolf Hruska (tra quelli del Maggiolino), ha segnato un’epoca e ha visto nascere anche le versioni Giardinetta, Sprint e TI.
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