Alfa Romeo MiTo è stata una vettura pensata per i giovani, l’unica compatta prodotta dal marchio di Arese, ormai in pensione dopo 10 anni di onorata carriera. Ecco la sua storia e le sue caratteristiche uniche.
Alfa Romeo: la nascita di un “MiTo”
Alfa Romeo MiTo, il modello più compatto della gamma mai costruito, è uscita definitivamente dai listini ad aprile 2018, quando non è più stata assemblata nello stabilimento di Mirafiori.
Presentata come l’Alfa per i giovani, per 10 anni, e precisamente dal 14 marzo 2008, ha rappresentato l’unica alternativa italiana alle piccole sportive straniere: in questa data infatti venivano rilasciate le prime immagini ufficiali della nuova vettura segmento B Alfa, destinata ad avere successo.
La scelta del nome fu affidata a un sondaggio online: “Furiosa” fu il primo in classifica, un nome sicuramente adatto a un’Alfa sportiva, ma inappropriato per le caratteristiche della vettura.
Per questo motivo la scelta ricadde sull’acronimo “MiTo”, nato dall’unione della sigla Mi (Milano, città di nascita di Alfa) e To (Torino, dove viene assemblata).
Alfa Romeo MiTo: il design
La piccola MiTo si contraddistingue per linee filanti e proporzioni sportive, fuse alla perfezione per identificarne il carattere unico: il suo designer è stato Juan Manuel Diaz, mentre il responsabile del marchio fu Luca de Meo, entrambi poi passati al Gruppo Volkswagen.
Il progetto deriva da quello della Punto Abarth, ma sulla MiTo vengono adottate soluzioni specifiche, come ad esempio le carreggiate allargate rispetto alla genitrice Fiat.
Ma la parentela stilistica di maggior rilievo è certamente quella con l’Alfa Romeo 8C, una tra le più eleganti e recenti supercar prodotte dal marchio: per questo la piccola sportiva è così accattivante, con gruppi ottici, volumi e 3 porte (non esiste 5 porte) che richiamano immediatamente il mondo delle coupé.
Qualche misura: MiTo è costruita sul pianale modulare “Small”, debuttato nel 2005 con la Fiat Grande Punto, ed è lunga 4,06 metri, larga 1,72 e alta 1,44. La vettura è dotata di trazione anteriore, è adatta al traffico e perfetta per regalare emozioni (quando richiesto).
Alfa Romeo MiTo: motori e prestazioni
L’Alfa Romeo MiTo viene inizialmente offerta con 2 motorizzazioni benzina 16V aspirate (1.4 da 78 cavalli) e turbo(1.4 sovralimentato), 2 turbodiesel Multijet e un motore T-Jet GPL.
Dalla fine del 2008 è poi disponibile in Italia anche la versione depotenziata a 120 cavalli, mentre alla fine del 2009 sono entrate in listino altre 2 nuove unità, fra cui i nuovi benzina Multiair (prima auto Fiat a montarli) 1.4 16V aspirato da 105 cavalli e turbo con 135.
La più sportiva tra tutte le MiTo (2009) è certamente la Quadrifoglio Verde, versione top di gamma 1.4 MultiAir Turbo con 170 cavalli (eredità della Punto Abarth), velocità massima di 219 km/h e accelerazione da 0 a 100 in 7,3 secondi.
Dal 2010 viene prodotto anche il 1.4 MultiAir Turbo da 135 cavalli, disponibile anche con cambio robotizzato a doppia frizione.
Altri dettagli che rendono la MiTo una piccola sportiva emozionante sono le sospensioni MacPherson all’anteriore (ponte torcente al retrotreno), il controllo di stabilità VDC (di serie) e l’esclusivo dispositivo Alfa DNA, un manettino che permette di scegliere tra 3 modalità di funzionamento per freni, sterzo e cambio.
Alfa MiTo: restyling e fine carriera
La decennale carriera di Alfa MiTo ha visto un totale di 2 restyling, uno del 2013 e uno del 2016: nel primo ci sono state pochissime modifiche estetiche, mentre il secondo ha imposto un nuovo frontale, a richiamo di quello della nuova Giulia, vari aggiornamenti interni e anche nei motori.
La storia produttiva di Alfa Romeo MiTo si interrompe però nell’aprile 2018, dopo 10 anni di carriera, visto che da tempo perdura una fase di mercato in cui le berline di segmento B non riscuotono più il successo di una volta.
MiTo cessa così la produzione, restando in vendita fino al 2019 per smaltire lo stock di vetture rimaste.
Ci sarà un’erede per la piccola sportiva di Casa Alfa? Ad oggi no, non è prevista. La moda dei crossover impone infatti al suo posto un SUV compatto, non prodotto a Mirafiori, che diventerà la sede di produzione dei modelli di alta gamma del Gruppo FCA.
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