Poche settimane fa il mondo si era spaventato, perché le scorte dell’AdBlue, sulla scia della crisi del metano, sembravano andare per esaurirsi in tutto il territorio europeo, con la prospettiva di un blocco dei mezzi pesanti e del trasporto su gomma. I camion di ultimissima generazione si muovono necessariamente con questo carburante, che consente ai motori a gasolio di inquinare meno, emettendo nell’aria meno monossido di carbonio e anidride carbonica. Oggi, il problema sembra essere rientrato, essendoci ancora delle riserve, tuttavia il costo per il rifornimento ha raggiunto dei livelli molto elevati, per non dire proibitivi, tanto che in Italia un litro è raddoppiato passando da 25 a 50 centesimi.
L’Italia non corre rischi
Di fronte all’apocalisse che si immaginava poco tempo fa, risponde chi conosce il settore – come Claudio Mascialino, Amministratore Delegato di Resnova AdBlue, intervistato da Il Corriere della Sera – che assicura che in Italia non si corrono rischi, l’AdBlue c’è, anche se si fa pagare. Egli specifica inoltre che l’AdBlue ha dei costi di produzione diretti e indiretti legati al metano. Il prodotto viene sintetizzato partendo dallo steam reforming del metano, ottenendo idrogeno, che successivamente, combinato all’azoto, consente la realizzazione dell’ammoniaca, la base dell’urea e dell’AdBlue. Il prezzo del metano, nel frattempo è volato e sono aumentati i costi di produzione. Quindi il rialzo dell’AdBlue potrebbe proseguire se il prezzo del metano continuerà a crescere. Questi sono i rischi maggiori per gli utenti italiani.
Produzione in Russia
Un secondo rischio è quello legato alla produzione in Russia. Con l’aumento dei prezzi delle materie prime alcuni produttori italiani hanno rallentato o sospeso la produzione. Il recente stop di alcuni di queste fabbriche è coinciso con l’innalzamento dei costi]. Anche i diluitori hanno rallentato gli acquisti di urea per AdBlue dalla Russia, temendo di comprare a un prezzo alto e di subire, durante i tempi di consegna un calo di prezzo e di conseguenza perdite di margine. I maggiori rischi sono inevitabilmente legati a questi aspetti, anche se per il momento il peggio sembrerebbe essere passato.
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