Le accise che pesano sul costo finale dei carburanti son ben 19: parliamo di piccole tasse che sommate tra loro compongono il prezzo del pieno auto e finiscono nelle casse dello Stato. Ecco cosa finanziano oggi le accise benzina.
Cosa sono le accise sulla benzina
A nessuno piacciono le tasse, e sicuramente tra le accise più odiate ci sono quelle caricate sui carburanti, che però garantiscono un gettito fondamentale per le casse pubbliche.
Prima di tutto, cosa sono le accise? In poche parole si tratta di tasse applicate sui prodotti di consumo, sia a livello di fabbricazione che di vendita.
Quando si tratta di accise sulla benzina le cifre aggiuntive sono state introdotte (in origine) come misure temporanee per far fronte a emergenze ambientali, crisi umanitarie e guerre, ma non sono mai state cancellate nonostante fosse terminata la necessità.
Da qui nasce la polemica: troppe accise sul carburante che sommate tra loro (e mai eliminate) fanno salire i prezzi al litro alle stelle!
Ricordate che le imposte di questo tipo gravano su benzina, gasolio, GPL e metano per autotrazione, ed esistono in tutto il mondo, soprattutto in quei Paesi che non producono petrolio.
Le stranezze delle accise
Il prezzo attuale del carburante che usate per la vostra auto si compone dunque di queste voci:
- costo netto combustibile (compreso di guadagno dei gestori della pompa)
- accise
- Iva
Inoltre, il valore odierno delle accise sul carburante per lo Stato Italiano cambia a seconda della tipologia (benzina, gasolio, eccetera) e si aggiunge, come detto, all’IVA al 22%, calcolata però sul prezzo comprensivo di balzelli.
Negli anni le accise sui carburanti hanno sempre generato gettiti molto elevati, ad esempio:
- quasi 26 miliardi di euro +IVA nel 2017
- 34,11 miliardi nel 2018
- quasi 34 miliardi nel 2019
- circa 30 miliardi nel 2020
- 23,4 (stimato) nel 2021
Per capirci ancora meglio, le accise carburanti nel 2018 hanno assicurato il 75% degli introiti accertati, contro l’1,94% di alcol e bevande alcoliche.
Elenco delle accise sulla benzina
Ecco le accise sulla benzina che gravano sulle tasche degli automobilisti italiani, che con IVA 22% compongono il 64% del prezzo totale dei carburanti, con finanziamenti per:
- Guerra d’Etiopia 1935/1936 – 0,000981 euro
- crisi di Suez 1953 – 0,00723 euro
- Vajont 1963 (ricostruzione) – 0,00516 euro
- alluvione di Firenze 1966 (ricostruzione) – 0,00516 euro
- terremoto del Belice 1968 (ricostruzione) – 0,00516 euro
- terremoto del Friuli 1976 (ricostruzione) – 0,00511 euro
- terremoto dell’Irpinia 1980 (ricostruzione) – 0,0387 euro
- missioni ONU (1982 Libano e 1996 Bosnia) – 0,106 euro e 0,0114 euro
- rinnovo contratto autoferrotranvieri 2004 – 0,020 euro
- acquisto autobus ecologici 2005 – 0,005 euro
- terremoto di Aquila 2009 (ricostruzione) – 0,0051 euro
- cultura 2011 – 0,0071
- crisi migratoria libica 2011 – 0,040 euro
- alluvioni di Toscana e Liguria 2011 (ricostruzione) – 0,0089 euro
- decreto “Salva Italia” 2011 – 0,082 euro
- terremoto in Emilia 2012 (ricostruzione) – 0,024 euro
- “Bonus gestori” 2014 – 0,005 euro
- “Decreto fare” 2014 – 0,0024 euro
Una curiosità? Come vedete dall’elenco, la prima accisa introdotta sul carburante in Italia è relativa alla guerra d’Etiopia del 1935/1936, ed è tecnicamente ancora attiva. Quest’ultima, anche se datata, permane, inglobata dal 1995 in un’unica accisa indifferenziata che non ha più riferimenti alle originali motivazioni, ed è proprio questo accorpamento che ne rende praticamente impossibile l’abolizione selettiva, nonostante le varie promesse elettorali.
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