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Le 5 autostrade più care d’Italia

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le cinque autostrade più care d'italia

La rete autostradale italiana è senz’altro tra le più elaborate d’Europa, anche se non sempre è in grado di offrirvi un servizio efficiente. Diversi tratti autostradali risultano davvero molto cari.

Nelle righe seguenti, vi mostriamo quali sono le autostrade più care d’Italia, con la chance magari di poter risparmiare su una simile spesa e continuare a circolare in perfetta libertà a bordo della vostra amata vettura o motocicletta.

La situazione generale delle autostrade italiane

Come vi abbiamo accennato anche in precedenza, la situazione generale delle autostrade italiane non è delle più rosee e non mancano le situazioni di profondo disservizio. In numerosi casi, potete avere a che fare con strutture poco consone alle spese che siete tenuti a sostenere, con caselli obsoleti, carreggiate strette e, molto spesso, la totale mancanza di una corsia d’emergenza. In un’economia italiana che vive una fase di perdurante crisi, il pedaggio autostradale può risultare anche piuttosto alto, con rincari a cadenza pressoché annuale e il rischio di mettervi sempre più in difficoltà economica.

Le circostanze si fanno ancora più complicate se mettete a paragone la rete autostradale italiana con diverse situazioni europee. Per esempio, in Germania, tali arterie stradali sono totalmente gratuite, ma vi garantiscono una manutenzione e una serie di servizi complessivi davvero di primissima categoria, specie se rapportate con la situazione nostrana. Infatti, in tal caso, potete avere disposizione bagni rigorosamente puliti, zone per il picnic ben organizzate e autogrill di ottima qualità.

Le cinque autostrade più care d’Italia

A questo punto, non vi resta altro da fare che sapere quali siano le cinque autostrade più care d’Italia. Tale cifra si basa sul costo a chilometro. Eccole, dunque.

5. A10 Savona – Ventimiglia

Iniziamo da un tratto autostradale situato interamente nella Liguria, che è ad alta frequentazione ma può condurvi a spese piuttosto ingenti. Infatti, per una strada dalla lunghezza pari a circa 160 chilometri, dovete spendere 19,30 euro, con una media di 12 centesimi a chilometro. A tale cifra, è necessario che aggiungiate i costi relativi alla benzina, non particolarmente economici.

4. A15 Parma – La Spezia

Proseguiamo con un breve viaggio che parte dall’Emilia e arriva fino in Liguria, dalla lunghezza complessiva di 108 chilometri. Se percorrete una tratta di questo tipo, dovete spendere ben 13,60 euro, con una media di 13 centesimi a chilometro.

3. A33 Asti – Cuneo

Al terzo posto, ecco un’arteria autostradale situata interamente in Piemonte. Tuttavia, come avete visto anche per l’A10, la presenza in una singola regione può non farvi risparmiare più di tanto, anzi. Si tratta di una strada dalla lunghezza di 90 chilometri che ancora oggi non risulta totalmente completa in diverse zone. Qui dovete spendere 17 centesimi al chilometro per percorrere questa strada, con un totale di 87 centesimi ogni cinque chilometri.

4. A32 Torino – Bardonecchia

Restiamo ancora in Piemonte con un’altra autostrada che può prosciugare rapidamente il vostro portafoglio. Stiamo parlando di un tratto dalla lunghezza di soli 73 chilometri, con un costo complessivo pari a 12,60 euro. Anche in questo caso, è necessario che paghiate 17 centesimi per ogni chilometro percorso per poter raggiungere la vostra tanto ambita meta. Ma questa non è l’autostrada che vi fa spendere di più, dato che ne esiste un’altra dai costi davvero molto elevati.

1. A5 Torino – Aosta – Monte Bianco

Volete raggiungere la montagna più alta delle Alpi partendo dal Piemonte e attraversando la Valle d’Aosta? Per riuscire nel vostro intento, dovete spendere la bellezza di 22 centesimi al chilometro. Infatti, questo tratto autostradale dalla lunghezza di 109 chilometri ha un costo complessivo pari a 23,50 euro. Certo, in tal caso potete beneficiare di un paesaggio meraviglioso e immergervi in una lunga sequenza di strade incantevoli. Una spesa del genere servirà all’ente autostradale di competenza per sostenere i vari costi di manutenzione, che crescono in misura esponenziale in occasione delle perduranti nevicate invernali.

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